Il Consiglio di Stato ha confermato la sospensiva del TAR chiesta dall’AGCOM sull’annullamento della delibera che assegnava i numeri LCN.

 

Ieri mattina il Consiglio di Stato ha confermato la sospensiva richiesta dall’Agcom per quanto aveva stabilito il Tar del Lazio, ovvero l’annullamento della delibera n. 366/10 che assegnava in modo autoritario e in automatico i numeri LCN sui tasti dei telecomandi dei televisori, lasciando al momento la questione aperta in attesa di maggiore approfondimento quando si entrerà nel merito.
In udienza si è verificato che da una parte c’erano un gruppo di associazioni riunite nel CARTv (di cui il Conna fa parte) difese dagli avvocati Domenico Siciliano e Antonella Giglio in possesso di numerose dichiarazioni di enti vari e associazioni di consumatori; dall’altra, a fianco e a supporto di Agcom e di Paolo Romani (la personalizzazione è voluta) la penosa presenza delle due note associazioni che soddisfatti gli appetiti dei loro “clienti” ritenuti più importanti (da Confalonieri a Giunco e ad altri) hanno ancora una volta preso in giro tutti gli altri.
Nei prossimi mesi il CdS entrerà nel merito e alle pretese dei collaborazionisti ben pasciuti di ogni tipo di Agcom e MSE opporremo idee· – come quelle contenute nel comunicato che segue – che non potranno lasciare indifferente il collegio giudicante.

 

COMUNICATO STAMPA

 Il Consiglio di Stato ha accolto la richiesta di sospendere l’esecuzione di quanto stabilito dal Tar del Lazio che aveva annullato la delibera Agcom n. 366 sull’attribuzione dei numeri dei telecomandi dei televisori che hanno imposto d’imperio il ministero gestito da Paolo Romani e l’Agcom dominata da una maggioranza politica orientata a tutto favore delle reti nazionali private.

In sede di pronunciamento definitivo, il Consiglio di Stato però non potrà che confermare la sentenza del Tar del Lazio perché sarebbe insostenibile impedire al cittadino consumatore di memorizzare le stazioni che preferisce a suo piacimento, esattamente come avveniva per la ricezione analogica.

Potranno anche essere stabilite delle eccezioni, per esempio assegnando in tutta Italia i primi tre numeri dei telecomandi al servizio pubblico gestito dalla Rai, ma gli altri, dal 4 al 9 non potranno essere attribuiti vita natural durante a singoli soggetti che possono nel tempo non riscuotere più i favori dei cittadini magari per un offuscamento della loro rappresentatività industriale se non per un pur sempre possibile tracollo finanziario.

Inoltre sarebbe intollerabile assistere ad una mercificazione dei numeri assegnati in automatico – ritenuti motivo fondamentale di successo commerciale – che diventerebbero oggetto di vendita ad altissimo prezzo ad aziende emergenti come avviene in altri campi (licenze dei taxi, cessione di concessioni ecc..).

A parte la questione dei numeri LCN sui telecomandi le imposizioni autoritarie non finiscono qui perché a breve seguirà – sempre organizzata dall’accoppiata Agcom e ministero – l’asta delle frequenze espropriate a circa 200 televisioni locali italiane non tanto per “far cassa”, ma per far tacere tante voci che tolgono ascoltatori ai grossi gruppi e non sono controllabili politicamente. Una posizione che potrebbe costare cara allo Stato che sarà chiamato a rispondere in sede nazionale ed europea, costretto a versare una somma di indennizzo di gran lunga superiore ai 3/4 miliardi di euro incassati con la confisca delle frequenze.


Coordinamento nazionale Nuove Antenne (Conna)

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